Alcune domande...
La pubblicità serve per in-formare o per essere in-formati? Il valore aggiunto è nel prodotto o viene indotto nel nostro pensiero? Consumiamo dei prodotti o una sequenza ininterrotta di messaggi (informazione, spettacolo, tv, radio, stampa, pubblicità, ecc...) tutti equivalenti dal punto di vista semiotico?
E soprattutto...
Esiste ancora l'IMPLICITO o, ormai, è tutto commercialmente PUBBLICO?
2 commenti:
Mah. Io direi:
"La pubblicità serve per in-formare o per essere in-formati?"
E'la stessa cosa in forma attiva e passiva. Il pubblicitario informa, l'ascoltatore è informato.
"Il valore aggiunto è nel prodotto o viene indotto nel nostro pensiero?"
Il valore aggiunto della pubblicità è dato dall'arricchimento all'immagine del prodotto e, in parte, dal nostro recepirlo (quindi dal nostro pensieri e dai giochi mentali che facciamo guardando un spot)
"Consumiamo dei prodotti o una sequenza ininterrotta di messaggi (informazione, spettacolo, tv, radio, stampa, pubblicità, ecc...) tutti equivalenti dal punto di vista semiotico?"
COnsumiamo dei prodotti quando li compriamo. Abbiamo una sequenza di messaggi dalla tv tutti diversi dal punto di vista semiotico: diversi sistemi segnici, diversi contenuti, diverse forme. Per quanto piatta sia la tv non appiattiamola più di quello che è. Una partita non è un commento al processo o un telegiornale!
"Esiste ancora l'IMPLICITO o, ormai, è tutto commercialmente PUBBLICO?"
Che qualcosa sia commercialmente pubblico non toglie che (a) la pubblicità abbia bisogno di presupposizioni (=implicito) per farsi capire (b) la pubblicità usi implicature (=implicito)per ottenere l'effetto voluto; (c) non è mai possibile rendere tutto esplicito quando ci si esprime. (d) non facciamo confusione tra esplicito e pubblico; sono due cose diverse.
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